Caratteristiche solo apparentemente negative
Johan Wiklund è professore alla Martin J. Whitman School of Management dell’Università di Syracuse, negli Stati Uniti, ed è considerato un’autorità nella ricerca sull’imprenditorialità, della quale si è occupato per oltre 20 anni.
Grazie a una serie di eventi familiari, cominciò a esplorare le connessioni tra ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (DDAI in italiano) e l’imprenditorialità, e condusse diversi studi sull’argomento.
Svolse un primo studio su 16 imprenditori ai quali era stata fatta una diagnosi formale di ADHD. Un secondo studio è stato un sondaggio su alcuni ex allievi MBA.
Un terzo studio è stato un altro sondaggio svolto su alcuni imprenditori.
Dallo studio emersero, in effetti, dei collegamenti tra il disturbo dell’attenzione e iperattività e le qualità e caratteristiche proprie di un imprenditore, la crescita e la performance.
Nonostante Wiklund dichiari che sia quasi impossibile definire quali siano le caratteristiche che fanno di un imprenditore un buon imprenditore, tranne forse la volontà di provare cose nuove e incerte, la capacità di affrontare il fallimento e di rimettersi in pista, trova che l’impulsività e l’iperattività, caratteristiche tipiche delle persone con l’ADHD, possano essere positive per un imprenditore.
L’impulsività, parola che normalmente ha una connotazione negativa, porta le persone con ADHD a fare azione e ad assumersi dei rischi e sembra inoltre che le orienti più verso i vantaggi potenziali che non via dai rischi potenziali.
Al contrario, sembra che l’aspetto legato al deficit di attenzione porti le persone a tenersi alla larga dall’imprenditorialità e non sia funzionale ad essa, in quanto tende a trasformare gli aspetti organizzativi legati all’imprenditorialità, in un problema.
Wiklund esplorò anche gli eventuali collegamenti tra dislessia e imprenditorialità, perché sembra che praticamente le persone dislessiche abbiano dimostrato di essere buoni imprenditori. Il collegamento in questo caso è meno evidente e chiaro ma si pensa che possa avere a che fare con la creatività.
Paola Velati