“Mens sana in Azienda sana”
Il poeta e retore Giovenale mi perdonerà questa libera interpretazione del suo pensiero che, immagino sia stato citato qualche decina di milione di volte. Osservando molte di queste citazioni sembra però che il loro scopo sia solo dimostrare la conoscenza del detto più che avvalorarne la validità e la saggezza.
Altrettanto si potrebbe dire del concetto di “Welfare Aziendale”: basta fare qualche semplice ricerca per trovare le spiegazioni più disparate che fanno sempre, e in alcuni casi solo, riferimento alla produttività aziendale, come risultato di benefit concessi al personale (buoni pasto, asili, borse di studio per figli, biglietti per attività culturali ecc. ecc.), sottolineando la convenienza rispetto ai “bonus” in danaro (rispetto a questi infatti, si parla di incentivi fiscali e/o detassazione completa).
Welfare e team building
Trovo singolare che si presti invece poca, se non pochissima, attenzione alla costruzione di una certa cultura del welfare aziendale grazie alla quale le iniziative volte a migliorare la vita dei lavoratori possano essere percepite come un riconoscimento, come un “valore aggiunto” alla retribuzione per l’apporto del singolo all’interno dell’organizzazione aziendale e non solo come strumenti in soccorso di una qualche necessità immediata e con un effetto di breve durata.
La percezione del valore del benefit che vada oltre l’esigenza specifica, potrà essere una realtà solo se parte di un processo mirato alla creazione del “senso di appartenenza” di ogni singolo lavoratore dell’azienda, quel sentirsi parte di un ingranaggio perfetto, dove valori aziendali e valori personali si fondono e si sovrappongono fino a creare un terreno comune dove crescere assieme in armonia.
La giusta prospettiva…
Generare questo tipo di organizzazione è un compito tutt’altro che semplice, sicuramente impegnativo e a volte non sincronizzato con i tempi e gli “interessi primari” della “prima linea” che vive di ciclicità e che, troppo spesso, finisce per concentrarsi su aspetti che diano illusori effetti immediati agli occhi della proprietà o degli azionisti dell’Azienda.
Ma la velocità con cui si evolve il mercato, qualsiasi mercato, per qualsiasi azienda, impone un’attenta riflessione e una capacità prospettica diversa da quella che potrebbe aver funzionato anche solo 10 anni fa.
Cambiano le esigenze dei consumatori o dei fruitori finali, si è accorciato il periodo di utilizzo dei prodotti, sono cambiati i canali di distribuzione e di acquisto, la concorrenza non è più osservabile e definita come è stato insegnato a molti attuali manager che spesso faticano a reggere il passo trasferendo verso il basso direzioni anacronistiche o visioni non adeguate ai tempi.
E sarà sempre più difficile per quei Manager che decideranno di correre ai ripari in periodi di sofferenza, sopravvivere a scenari sempre più mutevoli e sempre più incisivi e determinanti per le aziende che non si occupano di coltivare la cultura aziendale attraverso la formazione dello spirito di squadra, del senso di appartenenza, perché solo così, l’effetto di qualsiasi iniziativa di Welfare, potrà avere un effetto che duri, maturi e dia i suoi frutti nel tempo, solo così si tornerà a dare un senso alle parole e consapevolezza di quel senso a chi le pronuncerà.