Come coach, sempre più più persone mi chiedono di aiutarle a prepararsi per affrontare efficacemente un colloquio di lavoro.

Ho pensato quindi di scrivere questo articolo sugli errori più frequentemente commessi dai candidati e sulle migliori pratiche di preparazione al colloquio.

In effetti, un buon colloquio di lavoro fa la differenza; ti aiuta sicuramente a distinguerti da altri candidati con capacità simili o pari alle tue.

Il sapere esattamente cosa fare e cosa evitare di fare, e prepararti correttamente al colloquio di lavoro, ti aiuterà a esprimere al meglio il tuo potenziale.

Molte delle “cose da fare” e delle “cose da evitare” sembreranno ovvie ma, com’è noto, sull’ovvio spesso si scivola e ci si fa male.

Io stessa ho intervistato molti candidati e ti garantisco che ne ho viste di tutti i colori!

Prima di andare a vedere gli specifi errori da evitare e le specifiche cose da fare nel colloquio di lavoro, un’ultima considerazione; sempre più spesso, i colloqui di lavoro, o almeno quelli preliminari, vengono svolti online. A questo proposito, si suggerisco di leggere “Le regole per videoconferenze efficaci”.

Gli errori da evitare nel colloquio di lavoro

Trascuratezza dell’aspetto personale

È talmente ovvio che è quasi imbarazzante parlarne; l’igiene personale, la cura della persona e l’abbigliamento adeguato sono fattori critici.

Tuttavia, nonostante tutto ciò sia, o dovrebbe essere, tanto ovvio, pensa che il Recruiter Nation Report del 2020 dice che il 46% dei reclutatori squalificherebbe un candidato per la cattiva igiene.

Perciò, attenzione al tuo aspetto fisico e al tuo abbigliamento, che deve essere adeguato:

  • alla posizione per la quale ti stai candidando;
  • alla cultura dell’azienda della quale ti appresti a far parte.

Nel dubbio, scegli un abbigliamento professionale piuttosto che casual.

Mancanza di puntualità

Ma c’è davvero bisogno di dirlo? Sembrerebbe quasi di no, eppure capita che i candidati arrivino in ritardo. Personalmente, l’ho visto accadere numerose volte.

Sempre secondo il sondaggio di cui sopra, una percentuale significativa dei reclutatori intervistati ha affermato che non avrebbe preso in considerazione un candidato che si fosse presentato in ritardo.

In effetti, il ritardo è segno di:

  • trascuratezza e inaffidabilità; pessimi presupposti, qualunque sia il ruolo per cui ti candidi;
  • scarso interesse per il lavoro per il quale ti stai presentando;
  • mancanza di rispetto per il reclutatore e per l’azienda.

Perciò, arriva al colloquio con circa 15 minuti di anticipo. Questo ti da il tempo per:

  • assicurarti di essere nel posto giusto;
  • ottenere l’eventuale pass per i visitatori e svolgere tutte le procedure del caso.

Atteggiamento scortese con il personale di supporto

Il colloquio di lavoro non comincia quando incontri l’intervistatore, ma comincia quando arrivi in prossimità dell’edificio e sei potenzialmente nel campo visivo dell’intervistatore o del personale dell’azienda.

È di vitale importanza che tu sia gentile con tutti, dalla receptionst all’addetto agli ascensori. Non puoi sapere chi abbia “voce in capitolo” e le voci girano velocemente.

Pensa che, sempre secondo il suddetto rapporto, il 62% dei reclutatori ha affermato che, qualora il candidato fosse stato scortese con il personale di supporto, lo avrebbero escluso dalla selezione.

Comunicazione inadeguata

Il tuo intervistatore presterà sicuramente attenzione alle tue parole, ma non solo! Presterà attenzione anche:

  • al tuo linguaggio del corpo;
  • a come usi la voce.

Più specificatamente, presterà attenzione ai segnali di agio e di disagio che esprimi attraverso la postura, la gestualità, l’uso della voce.

Linguaggio del corpo

Per quanto riguarda il linguaggio del corpo, alcuni dei segnali di disagio, che potrebbero verificarsi durante un colloquio, e da evitare assolutamente, sono:

  • diminuire l’esposizione del corpo, limitando i movimenti o chinandoti come se cercassi di essere invisibile;
  • diminuire l’esposizione della testa, alzando le spalle e incassando la testa tra di esse;
  • fissare i piedi in una posizione di sicurezza, per esempio incastrandoli dietro le gambe della sedia;
  • trattenere il fiato o immobilizzarti improvvisamente;
  • tutti i cosiddetti “blocking behaviors” o “barriere”: incrociare le braccia, frapporre oggetti tra sé e l’altro o mettere oggetti, come una borsa, in grembo;
  • i comportamenti di “chiusra degli occhi” o “eye blocking behavior”, come la chiusura o lo sfregamento degli occhi, il posizionamento delle mani davanti al viso;
  • premere e serrare le labbra;
  • nascondere le mani;
  • tutte le forme di autocontatto, come il toccarsi il viso, il collo, la testa, i capelli, le spalle;
  • rassettarsi i vestiti, o rassettare l’ambiente intorno a sé, per esempio raddrizzando un oggetto posto sulla scrivania;
  • tamburellare con le dita o con oggetti;
  • farsi aria, magari allargando il colletto della camicia, “sventolando” lo scollo deglia maglietta, sollevando i capelli dal collo.

Paraverbale

Per quanto riguarda il paraverbale, e cioé l’uso della voce, evita di:

  • parlare con un volume inadeguato, troppo alto o troppo basso. Nota il volume del tuo interlocutore e cerca di adeguare il tuo volume di voce al suo;
  • mangiarti le parole o, come si dice “biascicare”. Una buona articolazione è segno di sicurezza e personalità;
  • parlare troppo velocemente può essere segno di ansia o di insicurezza. La velocità deve essere adeguata; non troppo veloce ma nemmeno troppo lenta. Anche in questo caso, nota la velocità del tuo interlocutore e adeguati;
  • le pause vanno bene, anzi, sono indispenzabili, purché appropriate; non troppo lunghe e, soprattutto “silenziose”. Evita quelle pause “rumorose” tipo «haaa…».

Il verbale

Anche le parole, naturalmente, contano. Il linguaggio è un argomento estremamente vasto e importante, che richiederebbe approfondimenti che qui non è possibile fare. Tuttavia, ecco qualche suggerimento utile.

In primo luogo, presta attenzione al “tipo” di linguaggio del tuo interlocutore e adeguati. Per esempio, se il tuo interlocutore usasse un linguaggio preciso e asciutto, che potremmo definire “pragmatico”, evita di usare iperboli, diminutivi e vezzeggiativi.

In secondo luogo, evita le “non risposte”. Queste possono prendere diverse forme:

  • il semplice silenzio
  • la riluttanza o il rifiuto a rispondere
  • la risposta ritardata (quando la pausa tra la domanda e la risposta è esageratamente lunga)
  • le risposte troppo specifiche (troppe informazioni per deviare l’attenzione, ma in realtà non rispondi alla domanda)

Alcuni suggeriscon che un modo per evitare il silenzio o l’eccessivo ritardo nella risposta sia il “pensare ad alta voce”: ripeti la domanda dell’intervistatore e rielabora il tuo processo di pensiero ad alta voce. L’intervistatore potrebbe darti un suggerimento se stai pensando attivamente invece di temporeggiare.

In terzo luogo, evita di utilizzare quelle parole o frasi chiamate “perception qualifiers”. I perception qualifer sono tutte quelle parole che potrebbero essere usate per aumentare la propria credibilità. Si tratta di parole come: “onestamente, sinceramente, sono sincero, per dire la verità, etc.”. Per la C.I.A. questo tipo di linguaggio è un indicatore di menzogna;

In quarto luogo, nel rispondere alle domande, evita anche i cosiddetti “exclusion qualifiers“. Si tratta di parole, o frasi, come “non proprio, generalmente, sostanzialmente, in linea generale, più o meno, all’incira, approssimativamente, pressapoco, etc.”. Parole di questo tipo consentono alle persone che desiderano trattenere determinate informazioni di rispondere in modo veritiero alle domande senza rilasciare informazioni. Per la C.I.A. sono un altro indicatore di menzogna;

Eccessiva confidenza con l’intervistatore

È capitato a tutti noi; a volte incontriamo sconosciuti con i quali si crea immediatamente un buon rapporto e un senso di familiarità.

Questo potrebbe accadere anche durante un colloquio di lavoro con chi t’intervista, ma non lasciarti trarre in inganno e rispetta i confini personali del tuo interlocutore.

L’eccesso di familiarità potrebbe essere fastidioso e controproducente, in quanto rischia di essere percepito come presuntuoso, arrogante o invadente.

Più nello specifico, evita assolutamente di chiedere a chi t’intervista o a chi fosse presente al colloquio di:

  • connettersi su Linkedin;
  • fare amicizia su Facebook;
  • seguirlo su Instagram o Twitter.

Troppa sicurezza

La sicurezza in sé stessi è cosa buona e giusta, ma quando questa sconfina nell’arroganza, diventa immediatamente meno buona e meno giusta.

La sicurezza sconfina nell’arroganza se e quando:

  • ti comporti come se sapessi di più sull’argomento rispetto all’intervistatore;
  • non ascolti l’intera domanda;
  • parli sopra l’intervistatore;
  • ignori completamente la domanda per concentrarti su qualcosa che preferiresti affrontare;
  • usi formule linguistiche che presuppongono che l’intervista andrà a buon fine.

Aumento delle aspettative salariali

È noto che spesso i responsabili delle risorse umane scelgono di intervistare o di non intervistare i candidati anche sulla base di quelle che sono le loro richieste economiche.

A volte capita che, nel corso di un colloquio di lavoro, il candidato diventi via via sempre più sicuro di sé e, di conseguenza, aumenti la propria richiesta per quanto riguarda la retribuzione.

Questo fa una pessima impressione; l’impressione di una persona poco corretta e pronta ad aprofittarsi delle circostanze apparentemente favorevoli a proprio vantaggio.

Le cose da fare nel colloquio di lavoro

Informati sull’azienda e sul ruolo

Anche questo è il segreto di Pulcinella!

Tutti sanno che, prima di presentarsi a un colloquio in un’azienda, è opportuno raccogliere informazioni sull’azienda stessa, sul ruolo che dovresti andare a ricoprire e sulla persona che andrai ad incontrare.

Ma se il raccogliere informazioni è indispensabile, non è però sufficiente! Dovrai poi utilizzarle in modo accurato e intelligente.

Perciò, il primo passo da compiere, oltre a visitare il sito aziendale, è quello di seguire l’azienda sui social: Linkedin, Facebook, Instagram, Twitter e ovunque siano presenti.

In modo particolare, puoi informarti più specificatamente sulle persone con le quali sai che entrerai in contatto durante il percorso di selezione.

Questo può darti un’idea del background dei tuoi futuri interlocutori, del loro percorso professionale e dei loro interessi, così da poter identificare preventivamente un terreno comune attraverso il quale sarà più facile connetterti con loro.

Un’altra cosa che potresti fare è quella di attivare un “alert” su Google che ti avvisi ogniqualvota ci siano notizie relative all’azienda.

Più informazioni raccoglierai e più strumenti avrai a disposizione per poter utilizzare tutto ciò che viene detto durante il colloquio “calandolo” nella specifica realtà dell’azienda.

Prepara le tue domande

Una volta raccolte tutte le informazioni possibili ed esserti fatto un’idea di come poterle utilizzare, identifica le informazioni che ti mancano.

Queste potrebbero riguardare tanto l’azienda in generale, quanto lo specifico ruolo che andrai a ricoprire.

Le domande da preparare dovrebbero essere volte a:

  • recuperare le informazioni mancanti;
  • avere una visione più profonda della cultura aziendale; vision, mission e valori;
  • intuire “l’aria che si respira”;
  • comprendere le sfide dell’azienda;
  • farti un’idea delle opportunità di crescita all’interno dell’azienda.

Alcuni esempi di domande:

  • Quali sono gli obiettivi a breve e a lungo termine dell’azienda?
  • Dove eccelle l’azienda? Quali sono i suoi limiti?
  • Quali sono gli elementi esterni che influenzano la crescita aziendale?
  • Quali sono le responsabilità di questa posizione?
  • Quanto bene è definita la posizione?
  • I suoi compiti possono essere ampliati?
  • Com’è una giornata tipo?
  • Qual è la storia della posizione?
  • Come mai è vacante?
  • Quali aspetti di questo lavoro vorresti vedere svolti meglio?
  • Quali sono le principali sfide o problemi di questa posizione?
  • Dove posso andare da qui, supponendo che lo meriti?
  • Come descriveresti il candidato ideale?
  • Quando e come verrò valutato?
  • Quali sono gli standard di prestazione?
  • Con chi dovrei lavorare?
  • Chi sarebbe il mio supervisore?
  • Chi dovrei supervisionare?
  • Com’è l’ambiente del dipartimento?
  • Quando prenderai la decisione di assunzione?
  • Posso chiamarti per la decisione?
  • Quando è un buon momento?

Allenati a rispondere alle domande fondamentali

Identifica le domande di base che generalmente vengono poste durante i colloqui di lavoro e preparati a rispondere.

Questo non signfica che devi prepararti uno “script” e impararlo a memoria, ma che

Alcuni esempi di domande:

  • Raccontami di te.
  • Parlami della tua educazione e/o delle tue esperienze precedenti.
  • Perché sei interessato a lavorare per questa azienda?
  • Come hai scelto questo campo particolare?
  • Descrivi il tuo capo migliore e/o peggiore
  • In un lavoro, cosa ti interessa di più/di meno?
  • Quali sono i tuoi punti di forza e/o di miglioramento/debolezza?
  • Dimmi del tuo miglior risultato nel tuo ultimo lavoro.
  • Mi fai un esempio di come hai risolto un problema in passato?
  • Gli altri come ti vedono? Come ti descrivono?
  • Come pensi di inserirti in questa posizione e/o come pensi di presentarti al tuo team?
  • Con quali idee e/o con quali talenti potresti contribuire alla posizione o alla nostra azienda?
  • Fai un esempio di un’occasione nella quale hai mostrato leadership e iniziativa?
  • Mi fai un esempio di un’occasione in cui sei stato in grado di contribuire a un progetto di gruppo?
  • Cosa hai fatto per evolverti, crescere o cambiare negli ultimi anni?
  • Dove ti vedi tra 3/5 anni?
  • Hai qualche domanda per me?
  • C’è qualcosa che avrei dovuto chiederti e che non ti ho chiesto?

Fai domande di chiarimento

Quando si interagisce con qualcuno non è scontato che tutto ciò che viene detto sia chiaro.

Spesso accade che i candidati, quando non capiscono bene una domanda, abbiano paura a chiedere chiarimenti. Magari temono di apparire poco informati, distratti o non sufficientemente “svegli”.

Non temere, fai in tutta tranquillità le tue domande di chiarimento, perché comprendere a fondo una domanda ti aiuterà a dare risposte mirate e pertinenti.

Puoi farlo dicendo semplicemente qualcosa come «Se ho capito bene, mi sta chiedendo/dicendo…»

Il curriculum

Il curriculum è qualcosa a cui tutti dedciano grande attenzione. A questo proposito, due suggerimenti.

Il primo: quando ti è possibile, includi una statistica per mettere in prospettiva i tuoi risultati. È molto più convincente affermare che hai fornito il servizio clienti a più di 120 clienti a settimana e ottenuto una valutazione di risoluzione del 75% piuttosto che dire semplicemente che hai fornito il servizio clienti e risolto i problemi, ha affermato.

Il secondo: aver preparato il curriculum con attenzione è un buon punto di partenza, ma non è sufficiente. È fondamentale che tu lo abbia ben chiaro in mente. Averlo ben chiaro in mente ti consentirà di fornire specifiche misurabili sui risultati documentati in esso e questo aumenterà la tua credibilità.